lunedì 28 maggio 2012

La Germania che sfida la crisi

Se ne sente parlare sempre più spesso: la Germania ha sfidato la crisi e rappresenta ormai ( o forse da sempre) il punto di riferimento del vecchio continente, la “culla” delle decisioni di politica economica e monetaria, l’esempio di virtuosismo, di precisione, di metodo, di razionalità, di parsimonia.
Ma cosa ha portato il paese più popoloso d’Europa ad avere questo ruolo dominante?


La Germania ha portato con se l’esempio di matrice nordica dello stato sociale di mercato: uno stato che garantiva la libera iniziativa, promuoveva l’economia di mercato ma allo stesso tempo sapeva garantire i diritti sociali di base a tutti i cittadini, aiutandoli nei “fisiologici” momenti di difficoltà economica e lavorativa a “rialzarsi” sulle proprie gambe. Definirei il paese d’oltralpe una versione più “manifatturiera” e molto più grande delle economie scandinave, orientata al suo meglio alla diffusione di un benessere capillare ma sempre sobrio, quanto ne serve, mai mastodontico e dispari.

E’ questa è una prima grande differenza del Belpaese, di quello del Nord come di quello del Sud.

Negli anni ’50 il modello di base della Germania della ricostruzione era tutto proiettato al “Benessere per tutti ed alla giustizia sociale”.
La dimensione dell’analisi di un possibile “modello tedesco” parte dal sistema formativo e finisce con i meccanismi di inclusione sociale ed i progetti di investimento nella Ex Germania Est. Il bivio in cui la Germania si è trovata è stato quello di scegliere tra un sostanziale abbassamento del costo del lavoro, attraverso anche un sensibile contenimento dei salari, soprattutto quelli più alti, ed invece il mantenimento di tassi di disoccupazione piuttosto alti. Si è scelta la prima strada e si è favorita anche una politica di inclusione della annessa parte orientale del paese utilizzata anche come serbatoio di manodopera a prezzo più basso.
Dibattito sociale molto forte è anche costituito dall’esistenza dei quelli che sono chiamati “minijobs” lavori part-time a salario piuttosto basso. Lavori che tuttavia rappresentano una forma di sostentamento incontro ad esigenze di particolari categorie e che comunque trovano la copertura degli oneri sociali da parte dello stato.

A sostenere la filosofia del “lavoro per tutti con un po’ meno” si trovano:
-    La diffusa filosofia economico-aziendale di ridurre i costi partendo proprio dai salari più alti o meglio quelli spropositati dei manager
-    Promuovere la partecipazione dei lavoratori alle decisioni aziendali e coinvolgerli nello sviluppo economico e produttivo della stessa
-    Uno stato sociale molto vicino al modello scandinavo in cui nessuno viene lasciato solo nel bisogno a condizione di attivarsi in maniera concreta e con l’aiuto della formazione continua e delle politiche statali del lavoro alla ricerca di una nuova posizione professionale e sociale. Un welfare lontano da disparità di trattamento come in Italia in cui la “costosa” cassa integrazione garantisce solo pochi fortunati lasciando fuori un esercito di precari e di lavoratori di piccole imprese.

La precisione e il rigore delle politiche fiscali ed il virtuoso bilancio pubblico non sono frutto di fortunate circostanze ma in fondo, come tutto, si basano su precise ideologie e comportamenti influenzati da un modello culturale, un modello culturale che in estrema sintesi ha tre capisaldi:
-    Possiamo godere tutti di un medio benessere. Un equa distribuzione del reddito e della ricchezza senza disparità e senza eccessi che non fanno altro che alimentare la povertà e le tensioni sociali
-    Fare i furbi alle spalle dei più deboli e un danno sociale talvolta difficile da riparare
-    E’ necessario il rispetto di tutti, del lavoro come della persona in sé

Ed alla fine è probabile che la Germania ceda sugli Eurobond, così come su altri fronti caldi di politica economica. Ed è probabile che lo faccia proprio affinché numerosi “clienti” possano continuare a comprare le proprie automobili, le proprie macchine utensili, i propri prodotti chimici, alimentari e semilavorati. Ma tutto ciò non sarà uno scossone, non costerà così caro. Fortuna di avere un sano modello culturale basato su una rispettosa equità.

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