lunedì 25 marzo 2013

Viaggio nell'Italia del 2013

Lungo una strada soleggiata che si inerpica tra pini marittimi guardo la grossa "montagna", sempre minacciosa, sempre silente.
Adagiato sotto di essa un mare ingrovigliato di cemento pullula, si inerpica, evapora tra l'asfalto. I suoi sonnelenti abitanti sembrano rassegnati.

Qua e là un sacchetto "umido". E poi plastica abbandonata ed un odore forte di fogne. O forse una puzza.
Quella che un tempo era un treno preciso, il treno che girava e "voltava" per tutta Partenope adesso non c'è.
In ritardo, semivuoto, quasi a descrivere l'abbandono e la rassegnazione di un antico splendore.

Fa caldo. Una brezza stupenda rende l'aria leggera.
Non c'è nessuno in quella strada "arruginita". Non è uno scherzo, una strada piena di depositi, grandi capannoni, ferracci adagiati lungo una stradina completamente abbandonata. Copertoni agli angoli, neppure un tir di quelli che vent'anni fa circolavano tutti i minuti.
Nessuno cura più l'erba agli angoli ed a sera tossici e "tagliatori" ti avvertono che forse è meglio che rimani nella tua casuccia, quella che il nonno ha "fatto" negli anni '60.

Un forte odore di caffè impregna l'aria. Si sta tostando caffè, chissà dove. Esiste ancora chi "tosta il caffè"?

Barche lontano si vedono nel golfo. Un azzurro da perder la testa, un aria tiepida e troppo chiara...
Parecchio più là, qualche tempo dopo, qualcuno decanta il mito della Via Emilia.
Romana, opulenta e speranzosa Via Emilia, dal mare al Pò, riscatto del Nord ospitale e del Sud operoso.

Ma qualcuno sembra averla un pò lasciata a sè, la via Emilia.
Nessuno se ne ricorda e qualcuno non sa neppure dov'è.
Eppure è dritta, piena di fabbriche. E rimbomba di dialetti siciliani, pugliesi ed in larga parte napoletani.

Dritta forse una volta. Adesso disseminata di piccole tangenziali. Chiara dal treno sembra un tir sconfinato di fabbriche. Piccole. Sono le famose, le celebri, l'ossatura economica, il capannone del riscatto, quello che produce per la fabbrica vicina. E' tutto uno scambio di merci, di materiali, di plastica, alluminio, gomma, carne, scatole, vetro. E' tutto un via vai di camion, di nebbia umida, di neve di Gennaio, di caldo afoso, di sospiri, speranze e gioie di Luglio.
E'?
Era.... era....

Centri commerciali a cadenza quasi prestabilita.
Uomini di colore agli angoli? Cosa aspettano? Qualcuno dovrà caricarli? Come? Nell'Emilia?
E quelle signore in minigonna? Che ci fanno in pieno giorno? Mamma quante sono!
E quel tir semivuoto, si ferma proprio lì a quell'angolo.
Ma qua vendono tutti! Affittano tutti! E loro dove sono finiti? A chieder soldi alle banche?

Si arriva all'argine del Po. Un uccello con piume coloratissime sferza lungo le mura appena dopo palazzo Farnese. Un cartello cancella l'Emilia. Benvenuti in Lombardia.

Fa caldo, ma due settimane fa c'era ancora freddo. Sento odore di caffè. Caffè? Ancora caffè? Anche qui c'è chi tosta caffè?



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