martedì 24 luglio 2012

Italia avara di ammortizzatori sociali

Ancora classifiche.

E questa volta, anzi, ancora una volta, noi siamo in fondo.
Fonti Ocse parlano di un tasso di sostituzione del reddito dopo la perdita del lavoro (grazie ai sussidi) di appena il 23 % per il 2010 nel nostro paese, contro un 84% della Danimarca, maestra del welfare state, del 76 % del Portogallo, del 74% per Norvegia ed Olanda e del 72% per la Francia.
E gli altri paesi Ocse non sono affatto messi male.

Peggio di noi fa soltanto la Turchia, la Corea e la Repubblica Ceca.

Anche sul fronte della durata siamo parecchio indietro. Un solo anno contro i tre, quattro o addirittura cinque di altri paesi.

Certo negli altri paesi il mercato del lavoro è assai più flessibile ed a ciò, grazie ad una tassazione sì alta ma giusta, corrisponde un adeguato tessuto di ammortizzatori sociali volti a reinserire il lavoratore nel mercato e a non abbandonarlo.

E noi? Noi abbiamo l'obsoleta cassa integrazione che non ha fatto altro che consumare inesorabilmente milioni di euro, ingessare il mercato e proteggere pochi "fortunati".
E' questo il giusto sistema di welfare state? Non penso proprio. E purtroppo anche la riforma Fornero ha appena ritoccato questo sistema senza cambiarlo troppo nella sostanza.
Nulla di fatto insomma, quando invece si era parlato di Flex Security alla danese. Cosa che non si è assolutamente vista.

Se vogliamo guardare al modello di sviluppo nordico forse il caso di rivedere anche il nostro "modello culturale".


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