mercoledì 19 dicembre 2012

2000 miliardi di debito pubblico

Ecco che il nuovo record quasi da guiness è stato raggiunto: 2000 miliardi di debito pubblico per l'Italia.
Non proprio spiccioli.
Ma cosa vuol dire avere un debito pubblico di duemila miliardi?

Avere un debito pubblico di duemila miliardi vuol dire pagare interessi sul debito di oltre 100 milioni al giorno.
Ed a quanto ammonterebbero quindi gli interessi sul debito in un anno?
Circa 100 miliardi di euro ... (una novantina per la precisione, miliardo in più, miliardo in meno).

Ed a parte l'aspetto quasi goliardico dato soltanto dal nominare cifre tanto tonde quanto "astronomiche", tutto ciò si traduce in una mancata disponibilità finanziaria del nostro paese per poter non soltanto fare investimenti, ma anche semplicemente per l'erogazione dei servizi essenziali e comuni che tutti noi conosciamo.
E come fare allora? Ci si rifinanzia con nuovo debito ...
Ed ecco che arriviamo ad un'altra spirale, proprio come quella di cui ho parlato qualche giorno fa...
Il grafico di cui sopra è aggiornato al 2010. Oggi la situazione è ben diversa e viaggiamo con un debito di ben oltre il 120% sul PIL...
Ciò significa essere al doppio del Patto di Stabilità ed avere oltre 33.000 euro di debito che "gravano" su ciascun cittadino.

Come arrestare la spirale?
Non potrei certo dirlo io in maniera semplicistica in un post.
Posso però parlarvi del più virtuoso meccanismo per riportare il debito a livelli accettabili: la crescita.
E se è vero (l'ho detto diverse volte) che il PIL non misura da solo il benessere della popolazione nè tantomeno la qualità della vita e neppure la vera ricchezza di un paese (e su questo sono fermamente convinto) è pur vero che se si aumento il denominato del rapporto debito/PIL si riduce anche il famoso 120%....
La crescita vuole anche dire maggiore occupazione e quindi più introiti fiscali sia in termini di imposte sui singoli sia in termini di imposte sul valore aggiunto.
Maggiori entrate fiscali contribuiscono quindi ad avere una maggiore disponibilità finanziaria nell'erario pubblico ed una minore necessità di indebitamento.
Ecco allora instaurato un meccanismo virtuoso.

Ripeto: il tutto è molto ideale e semplicistico e instaurare questo meccanismo è davvero difficile.
Però.... i politici non sono forse pagati profumatamente per questo?
Sarà pur difficile, ma fa parte del loro... duro lavoro.



2 commenti:

  1. Io penso, assieme a molti stimati economisti, che prima di tutto occorra ridurre il debito vendendo i tesori di famiglia. Nessuno ha mai cominciato a fare nulla in questo senso. Oltre a tutto si è visto sino ad oggi che a maggiori entrate sono corrisposte ancora maggiori uscite. Quindi non basta la crescita. Occorre anche un sistema amministrativo (non voglio usare il termine classe politica ...) che intenda veramente ridurre il debito. Tra l'altro, cosa pensiamo di fare, di espandere il debito fino a dove? cosa faranno le generazioni future? con che coraggio guarderemo in faccia i nostri figli e nipoti? Dulcis in fundo, i soldi derivanti dall'ipotetica vendita di beni statali e da maggiori introiti per la crescita, non dobbiamo buttarli via, ma ridurre le spese inutili e concentrarci sugli investimenti che sono ormai indispensabili per il nostro paese.
    La mia ricetta:
    - ridurre le spese
    - ridurre il debito
    - aumentare la crescita

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    Risposte
    1. Non posso che essere d'accordo.
      La riduzione della spesa è fondamentale. Ma ribadisco la presenza di una classe politica adeguata a questo tipo di politiche.
      Alla tua ricetta aggiungerei anche:
      - "avere un sistema amministrativo ed una burocrazia efficiente ed efficace"
      - " incentivare gli investimenti attraverso politiche adeguate (non solo defiscalizzazione)"
      - "avere una classe politica (nel numero e nella forma) snella e flessibile"

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