Slow Food. Buono, Pulito e Giusto cita il noto movimento promotore della lentezza a tavola.
Non si tratta talvolta soltanto di uno stile del buon mangiare ma si avvicina sempre di più alla voglia, alla "rincorsa" (scusate il gioco di parole) dello Slow Life. Abbiamo voglia e bisogno di un rallentamento della nostra vita.
Abbiamo voglia di attribuire valore al tempo. Di gustare il singolo minuto, di smetterla una volta e per tutte di correre, di non pensare soltanto a quanto quel momento ci stia facendo guadagnare.
Abbiamo la necessità di ritagliarci spazio semplicemente da "vivere", proprio come intendiamo, come più ci gratifica. Non vogliamo lamentare mancanza di "tempo" ed incapacità di trovare spazio per tutto.
Lo "spazio" ed il "tutto" è quello che noi vogliamo.
E Slow Food e Slow Life vanno abbastanza a braccetto.
In effetti l'immagine del "Belpaese" all'estero viene spesso associata ad una qualità del cibo talvolta eccelsa o comunque alta, al godere paesaggi mentre si godono sapori, ad aria pulita, a tradizioni non superate ma volutamente riscoperte proprio per far tornare piaceri che si pensavano persi.
Ne ho già parlato una volta, ma a quanto pare Parma ed il suo hinterland ne approfitta per quel che può.
Mette in risalto l'immagine di qualità e gusto che all'estero hanno dell'Italia.
A dimostrare ciò è la crescita delle esportazioni al di sopra di molte altre provincie del Nord, trainate soprattutto dal settore alimentare e dagli impianti per la lavorazione e per la produzione ad esso collegati.
Lo dimostra l'ultimo successo di Cibus, la fiera alimentare popolata quest'anno da moltissimi stranieri "interessati" ai nostri prodotti.
Lo dimostra poi la presenza di marchi e consorzi di prodotti alimentari appartenenti anche alla galassia "slow" e che ci hanno resi famosi in tutto il mondo da un bel pò di tempo.
Si cercano nuovi mercati. Ci sono nuove terre vergini disposte a scoprire il nostro cibo, compatibilmente con la capacità produttiva bassa che un prodotto di qualità talvolta richiede.
A dimostrazione della forza dell'Emilia che neanche il terremoto ferma e che guarda avanti anche grazie alla sua immagine laboriosa ma al contempo lenta, quando è necessario.
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