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venerdì 4 maggio 2012
Strategie per la crescita
Disoccupazione italiana al 9,8 % a Marzo (Fonte Istat). Se si guarda ai giovani però il tasso schizza al 35,9%. Tassi inaccettabili ci viene subito da pensare. Ed altre statistiche diverse danno numeri piuttosto sconfortanti.
I disoccupati di lunga durata sono oltre il 51% del totale, mentre i Neet, giovani che non studiano, non lavorano e non fanno formazione sono un esercito di oltre 1,5 milioni. Ai disoccupati di lunga e breve durata si aggiungono poi i 250 mila lavoratori in cassa integrazione.
Si parla da tempo di politiche per il rilancio e del rischio che le misure di austerity introdotte dai governi e strada quasi obbligate per ridurre i preoccupanti deficit pubblici, continuino a deprimere l'economia ed a disincentivare gli investimenti e le iniziative.
Quale la strada per uscire da questa ulteriore recessione, dal tunnel della disoccupazione che si avvicina alla doppia cifra, dal pessimismo e dalla sfiducia?
Gli italiani hanno sempre avuto un grande spirito d'iniziativa ed hanno messo in campo tenacia, competenza e molto lavoro per risollevare il paese dalla guerra e nelle crisi (più piccole) che si sono succedute. Iniziative capillari frutto di risparmio, duro lavoro, collaborazione ed inventiva.
Un duro lavoro che ha portato la creazione di un tessuto capillare e solido di PMI, piccole e medie imprese che hanno costituito fino ad oggi l'ossatura ed il punto di forza (anche rispetto a molti paesi d'Europa) della nostra economia e del nostro sistema sociale.
Un piccolo miracolo tutto italiano, che ha dato e che da lavoro a circa il 60-70% della popolazione attiva. Ebbene si: la maggior parte delle opportunità lavorative viene proprio dalle piccole imprese.
Una miriade di imprese talvolta con meno di 10 occupati ed un fatturato sotto i 2 milioni. Le piccole imprese hanno creato i famosi distretti industriali, hanno formato una fitta rete di collaborazione e di scambio di beni e servizi, hanno creato innovazione e saputo differenziarsi nella domanda interna ed estera. Talvolta grazie ai bassi costi di struttura sono rimaste competitive.
E se questo è il nostro punto di forza vuol dire che ce ne dobbiamo prendere cura, a denti stretti e con l'ingegno che ci contraddistingue.
Oggi le PMI hanno un problema gigantesco: come riuscire a finanziarsi. Urgono subito alcuni interventi:
- L'enorme liquidità immessa dalla Bce deve tradursi in maggiori e migliori opportunità di credito alle imprese
- E' necessario sbloccare i pagamenti della pubblica amministrazione, accorciandone in generale i tempi
- E' necessario finanziare progetti di innovazione così come incentivare la nascita di nuove microimprese
- E' necessario abbattere una volta per tutte la macchinosa burocrazia per la creazione e l'amministrazione di impresa
Se le PMI hanno permesso il "miracolo" del dopoguerra a mio avviso sono le prime candidate per portarci fuori da un tempo dai colori piuttosto grigi. Guardo a loro ancora una volta.
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