Tutto male?
Non proprio tutto. Ne parlano in pochi, ma forse parlandone riesco a dare una "spinta" in più a quelli che vogliono "fare".
Sapevate del buon risultato dell'export agroalimentare made in Italy?
La buona notizia (fonte Centro studi Federalimentare e Sole24ore) riguarda numerosi settori dell'agroalimentare italiano rilevati nel corso del 2012: vino in primis (forse lo sapevamo già) con un ragguardevole risultato che vale il 20% dell'intero export alimentare, ma anche pasta, frutta e verdura, prodotti lattiero-caseari, prodotti dolciari, salumi.
In quali paesi il successo sta crescendo a ritmi sostenuti? Dove piace il made in Italy?
Ai classici Stati Uniti e Germania, si affiancano sempre più i paesi emergenti ed i paesi arabi oltre a quelli che crescono a due cifre: grandissimo successo in Thailandia, Arabia ed Emirati, Corea, Cina e Russia.
Cosa piace di più?
Oltre al nostro buon vino, i formaggi tipici italiani (10 % dell'export) ed i salumi deliziano i palati dei nuovi ricchi.
Grande successo poi sarà assicurato ai nostri salumi con la caduta delle barriere americane all'export dei prodotti a bassa stagionatura.
E poi pasta, verdure, dolci a volontà e... udite udite... birra!!
In Cina e Paesi Arabi? Ma no! In Nord Europa, Inghilterra in primis!!
Chi immaginava che la bionda italiana piace tanto agli Inglesi?
Idee e strumenti per aumentare questo bel successo?
Mi ripeto spesso, ma perchè credo in determinate strategie: FARE RETE, rete ed ancora rete.
Fare rete vuol dire anzitutto essere forti laddove si è deboli quando si è soli. Vuol dire unire le forze, suddividere i compiti, entrare in una sola parte del processo o in un solo/pochi prodotti ma essere specializzati.
Vuol dire allargare il mercato, internazionalizzare, capire cosa piace altrove, capire i punti deboli e quelli forti.
E fare rete in Italia è purtroppo una realtà troppo limitata e per giunta a pochi settori.
Se siamo forti in qualcosa, allora cerchiamo il boom, l'exploit, la crescita forte e puntiamo su quello.
Se turismo ed agroalimentare sono i nostri cavalli di battaglia, allora usiamoli.
E per una volta facciamo "come i tedeschi".
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