Lunghi e noiosi viaggi aerei? Oggi non più.
Arriva Meet & Seat, la singolare iniziativa di KLM che permette di scegliere attraverso Facebook o Linkedin il vicino del nostro prossimo viaggio in aereo. Attraverso i due famosi social network si mettono in connessione tra loro i passeggeri e si può guardare il profilo del potenziale vicino, scegliendolo in base agli interessi, agli hobby o al profilo professionale. Si prenota il volo, si visualizza la piantina dell'aereo e si può curiosare tra le varie schede dei passeggeri, fino a trovare quello che ci "interessa" di più.
Meet & Seat ha il duplice scopo di rendere in generale il viaggio più piacevole evitando la sorpresa del vicino noioso o fastidioso e, allo stesso tempo, promuove anche la possibilità di scambi culturali, di opportunità o collaborazioni professionali e chissà ... anche molto altro!
Insomma i social network continuano la loro evoluzione e, quando credevamo di aver scoperto davvero tutto, ecco che ne spunta una nuova.
Il tuo obiettivo è quello di diventare prima o poi un imprenditore? Sei creativo e ... troppo curioso? Sei nel posto giusto
mercoledì 29 febbraio 2012
martedì 28 febbraio 2012
Luiss on the road: viaggio alla scoperta di un Italia fuori dai riflettori
Venerdì 24 Febbraio. Alle ore 13, tre studenti della Luiss si sono dati appuntamento per una particolare iniziativa che porterà loro a scoprire un Italia poco conosciuta.
"Luiss on the road". Ecco il nome dato all'evento che permetterà a Marco, Carlotta ed Andrea di toccare, 13 regioni, toccando 35 tappe in 17 giorni, alla scoperta di quello che conosciamo e vediamo poco, di quello che può migliorarci e farci scoprire qualcosa a cui non avevamo pensato.
Intervistare persone che vivono la quotidianità lontano dai riflettori, capire quale possa essere il nostro percorso di vita e la nostra carriera, fotografare il nostro paese: questi gli obiettivi principali dichiarati dai tre studenti. E la prima tappa è proprio la difficile Scampia.
Chissà che ognuno di noi potrebbe cimentarsi in iniziative del genere. Se non altro per capire che non era tutto lì quello che avevamo visto e capito ...
"Luiss on the road". Ecco il nome dato all'evento che permetterà a Marco, Carlotta ed Andrea di toccare, 13 regioni, toccando 35 tappe in 17 giorni, alla scoperta di quello che conosciamo e vediamo poco, di quello che può migliorarci e farci scoprire qualcosa a cui non avevamo pensato.
Intervistare persone che vivono la quotidianità lontano dai riflettori, capire quale possa essere il nostro percorso di vita e la nostra carriera, fotografare il nostro paese: questi gli obiettivi principali dichiarati dai tre studenti. E la prima tappa è proprio la difficile Scampia.
Chissà che ognuno di noi potrebbe cimentarsi in iniziative del genere. Se non altro per capire che non era tutto lì quello che avevamo visto e capito ...
lunedì 27 febbraio 2012
In Italia retribuzioni fra le più basse in Europa
Rapporto Eurostat, fonte Sole24ore. A quanto pare in queste cose non siamo mai così in alto nella classifica. Ma questa volta a superarci sono anche i nostri amici Greci e Spagnoli e per guardare più giù di noi dobbiamo volgere lo sguardo al Portogallo. Ecco i dati di Eurostat presi dal Sole24ore e riferiti alle retribuzioni annue lorde del 2009, in cui i dipendenti lussemborghesi sono (direi ovviamente) al top:
LUSSEMBURGO 48.914
PAESI BASSI 44.412
GERMANIA 41.100
BELGIO 40.698
IRLANDA 39.858
FINLANDIA 39.197
FRANCIA 33.574
AUSTRIA 33.384
GRECIA 29.160
SPAGNA 26.316
CIPRO 24.775
ITALIA 23.406
PORTOGALLO 17.129
SLOVENIA 16.282
MALTA 16.158
SLOVACCHIA 10.387
Insomma non siamo messi proprio bene. E non si tratta soltanto del "solito" Nord Europa.
Non siamo in pole position neppure se guardiamo alle crescita dal 2005 al 2009 delle retribuzioni stesse. L'Italia mette a segno solo un +3,3 % a fronte di un consistente +29,4% della Spagna, di un +10% della Francia e di +6,2% della Germania (fonte Sole24ore).
Faremo di meglio nei prossimi anni?
LUSSEMBURGO 48.914
PAESI BASSI 44.412
GERMANIA 41.100
BELGIO 40.698
IRLANDA 39.858
FINLANDIA 39.197
FRANCIA 33.574
AUSTRIA 33.384
GRECIA 29.160
SPAGNA 26.316
CIPRO 24.775
ITALIA 23.406
PORTOGALLO 17.129
SLOVENIA 16.282
MALTA 16.158
SLOVACCHIA 10.387
Insomma non siamo messi proprio bene. E non si tratta soltanto del "solito" Nord Europa.
Non siamo in pole position neppure se guardiamo alle crescita dal 2005 al 2009 delle retribuzioni stesse. L'Italia mette a segno solo un +3,3 % a fronte di un consistente +29,4% della Spagna, di un +10% della Francia e di +6,2% della Germania (fonte Sole24ore).
Faremo di meglio nei prossimi anni?
venerdì 24 febbraio 2012
L'identikit del giovane imprenditore
Under 35, uomo, del Sud.
Questo l'identikit del neo-imprenditore degli ultimi tempi secondo il Centro Studi di Unioncamere.
Sempre più anche i neo-imprenditori under 30. A quanto pare la nuova impresa viene vista come un'alternativa o meglio, l'alternativa a disoccupazione o precariato soprattutto se di lunga data (come accade sempre più spesso).
Secondo lo studio condotto sul 2011 nel 45 % dei casi il nuovo imprenditore ha meno di 35 anni e in 7 casi su 10 bastano soltanto 10.000 euro per cominciare. Un capitale basso ma quanto basta magari per un impresa che non ha personale oltre l'imprenditore stesso e che, con prudenza, lascia il tempo necessario alla crescita ed allo sviluppo dell'idea.
L'incidenza degli imprenditori under 30 è invece circa al 27% (non male come percentuale) mentre in 8 casi su 10 il capitale necessario all'avvio dell'attività è capitale proprio o in prestito da famiglie o amici. Sempre meno richieste di prestiti bancari.
La nuova impresa nasce in quasi il 31% dei casi al Sud o isole, seguito dal Nord-Ovest al 29%.
E come dicevo in oltre il 22% dei casi l'impresa diventa l'alternativa per studenti, disoccupati, o casalinghe. E precari.
Ma non si tratta soltanto di una strada eventualmente obbligata. L'iniziativa imprenditoriale è sempre una straordinaria opportunità per dare una chance alle nostre aspettative professionali più esigenti, per dare voce alla nostra creatività, per mettere a frutto i sogni che abbiamo raccontato soltanto a pochi. Per decidere soltanto noi come, quando e cosa fare. Dando dimostrazione, talvolta, che avevamo ragione.
Questo l'identikit del neo-imprenditore degli ultimi tempi secondo il Centro Studi di Unioncamere.
Sempre più anche i neo-imprenditori under 30. A quanto pare la nuova impresa viene vista come un'alternativa o meglio, l'alternativa a disoccupazione o precariato soprattutto se di lunga data (come accade sempre più spesso).
Secondo lo studio condotto sul 2011 nel 45 % dei casi il nuovo imprenditore ha meno di 35 anni e in 7 casi su 10 bastano soltanto 10.000 euro per cominciare. Un capitale basso ma quanto basta magari per un impresa che non ha personale oltre l'imprenditore stesso e che, con prudenza, lascia il tempo necessario alla crescita ed allo sviluppo dell'idea.
L'incidenza degli imprenditori under 30 è invece circa al 27% (non male come percentuale) mentre in 8 casi su 10 il capitale necessario all'avvio dell'attività è capitale proprio o in prestito da famiglie o amici. Sempre meno richieste di prestiti bancari.
La nuova impresa nasce in quasi il 31% dei casi al Sud o isole, seguito dal Nord-Ovest al 29%.
E come dicevo in oltre il 22% dei casi l'impresa diventa l'alternativa per studenti, disoccupati, o casalinghe. E precari.
Ma non si tratta soltanto di una strada eventualmente obbligata. L'iniziativa imprenditoriale è sempre una straordinaria opportunità per dare una chance alle nostre aspettative professionali più esigenti, per dare voce alla nostra creatività, per mettere a frutto i sogni che abbiamo raccontato soltanto a pochi. Per decidere soltanto noi come, quando e cosa fare. Dando dimostrazione, talvolta, che avevamo ragione.
giovedì 23 febbraio 2012
Trovare un nuovo lavoro? In Italia assumono le internet company
Che fatica nella crisi capire quali sono le aziende che assumono. Orientarsi verso le internet company potrebbe farci fare un pò meno fatica. Da Google a Linkedin, da Amazoon a Facebook, da Groupon a Groupalia.
Cominciamo proprio da Groupon. Il più grande sito di sconti online occupa in Italia, circa 400 dipendenti. 200 soltanto a Milano. Groupon ha l'obiettivo di promuovere esercizi commerciali, ristoranti, agriturismi, hotel, centri benessere ed altro ancora attraverso sconti che possono arrivare fino all'80, 90%.
Ed il successo, cavalcato anche da Groupalia, è in continua crescita. Ecco allora la necessità di esperti di vendite, web e web-marketing, ma anche assistenza alla clientela. E nuove assunzioni sono previste in Italia come in Europa anche nel 2012.
E come non pensare ad Amazoon subito dopo. Da Ottobre è arrivata la nuova sede di Castel San Giovanni non lontano da Piacenza dove sono occupate circa 200 persone e, vivendo a Piacenza, vi assicuro che la notizia ha avuto una diffusione capillare e rapidissima. Amazoon è leader nel commercio elettronico e la diffusione delle merci vendute attraverso internet deve avere una diffusione capillare praticamente in tutto il mondo. Ecco allora la necessità di esperti ed operatori logistici per gestire adeguatamente i grandi depositi merci. Ma anche di esperti marketing, vendite ed amministrativi per la futura sede commerciale di Milano (fonte Sole24ore).
Ed ancora Linkedin. Il grande social network per i professionisti che vogliono scambiarsi idee ed opportunità continua a crescere sempre di più, soprattutto in Italia. Questo lo ha capito l'azienda stessa, decisa a crescere nei prossimi anni anche nel nostro paese dove al momento occupa pochi dipendenti rispetto al resto d'Europa.
E che dire di Google e Facebook?. La prima occupa circa 130 dipendenti a Milano e pensa ancora a crescere. Google guarda a nuovi servizi e non si accontenta. Mentre Facebook ha ancora pochi dipendenti in Italia (ma oltre 20 milioni di utenti!) ma pensa ad altre posizioni nei prossimi mesi. Soprattutto esperti di comunicazione e marketing.
Tutto questo ovviamente può essere l'occasione per capire le necessità presenti e future del mercato in merito alle posizioni professionali più richieste. Lo sviluppo del web in primis ha permesso quasi di eliminare le distanze tra paese e paese ed ha permesso di comunicare in qualunque momento e con chi vogliamo. E comunicare ormai è diventata un'assoluta necessità, oltre che un abitudine.
Comunicare sempre meglio, sempre di più e sempre più velocemente è un "bisogno" che molti hanno capito ed un "prodotto" in rapida diffusione..
Cominciamo proprio da Groupon. Il più grande sito di sconti online occupa in Italia, circa 400 dipendenti. 200 soltanto a Milano. Groupon ha l'obiettivo di promuovere esercizi commerciali, ristoranti, agriturismi, hotel, centri benessere ed altro ancora attraverso sconti che possono arrivare fino all'80, 90%.
Ed il successo, cavalcato anche da Groupalia, è in continua crescita. Ecco allora la necessità di esperti di vendite, web e web-marketing, ma anche assistenza alla clientela. E nuove assunzioni sono previste in Italia come in Europa anche nel 2012.
E come non pensare ad Amazoon subito dopo. Da Ottobre è arrivata la nuova sede di Castel San Giovanni non lontano da Piacenza dove sono occupate circa 200 persone e, vivendo a Piacenza, vi assicuro che la notizia ha avuto una diffusione capillare e rapidissima. Amazoon è leader nel commercio elettronico e la diffusione delle merci vendute attraverso internet deve avere una diffusione capillare praticamente in tutto il mondo. Ecco allora la necessità di esperti ed operatori logistici per gestire adeguatamente i grandi depositi merci. Ma anche di esperti marketing, vendite ed amministrativi per la futura sede commerciale di Milano (fonte Sole24ore).
Ed ancora Linkedin. Il grande social network per i professionisti che vogliono scambiarsi idee ed opportunità continua a crescere sempre di più, soprattutto in Italia. Questo lo ha capito l'azienda stessa, decisa a crescere nei prossimi anni anche nel nostro paese dove al momento occupa pochi dipendenti rispetto al resto d'Europa.
E che dire di Google e Facebook?. La prima occupa circa 130 dipendenti a Milano e pensa ancora a crescere. Google guarda a nuovi servizi e non si accontenta. Mentre Facebook ha ancora pochi dipendenti in Italia (ma oltre 20 milioni di utenti!) ma pensa ad altre posizioni nei prossimi mesi. Soprattutto esperti di comunicazione e marketing.
Tutto questo ovviamente può essere l'occasione per capire le necessità presenti e future del mercato in merito alle posizioni professionali più richieste. Lo sviluppo del web in primis ha permesso quasi di eliminare le distanze tra paese e paese ed ha permesso di comunicare in qualunque momento e con chi vogliamo. E comunicare ormai è diventata un'assoluta necessità, oltre che un abitudine.
Comunicare sempre meglio, sempre di più e sempre più velocemente è un "bisogno" che molti hanno capito ed un "prodotto" in rapida diffusione..
mercoledì 22 febbraio 2012
Presto ricarica in 5 minuti per i veicoli elettrici
Ancora futuro per le auto elettriche. E questa volta sul fronte batterie.
Si studia infatti per permettere una ricarica in tempi ragionevoli, 5 minuti circa, e non più gli attuali 30 minuti per ricarica in corrente continua.
Al momento inoltre sono necessarie circa 4 ore per ricarica in corrente alternata con una carica di circa 25 kWh
L'autonomia di una ricarica è di circa 150-170 Km al momento. Circa un paio d'ore di utilizzo.
Abb Italia studia dei caricatori ultrarapidi da implementare entro il 2015 e da installare dapprima su veicoli leggeri e poi anche su camion e veicoli pesanti in genere.
Il progetto permette quindi di promuovere ulteriormente la diffusione e l'utilizzo dei veicoli elettrici e di eliminare progressivamente la fastidiosa ansia da ricarica che oggi giustamente può assillare il guidatore "alternativo". "Potrebbe terminare la ricarica? Posso rimanere fermo per strada? Dove posso ricaricare?". Domande destinate a scomparire con il passare degli anni. E con il progressivo cambiamento del mondo automotive.
Si studia infatti per permettere una ricarica in tempi ragionevoli, 5 minuti circa, e non più gli attuali 30 minuti per ricarica in corrente continua.
Al momento inoltre sono necessarie circa 4 ore per ricarica in corrente alternata con una carica di circa 25 kWh
L'autonomia di una ricarica è di circa 150-170 Km al momento. Circa un paio d'ore di utilizzo.
Abb Italia studia dei caricatori ultrarapidi da implementare entro il 2015 e da installare dapprima su veicoli leggeri e poi anche su camion e veicoli pesanti in genere.
Il progetto permette quindi di promuovere ulteriormente la diffusione e l'utilizzo dei veicoli elettrici e di eliminare progressivamente la fastidiosa ansia da ricarica che oggi giustamente può assillare il guidatore "alternativo". "Potrebbe terminare la ricarica? Posso rimanere fermo per strada? Dove posso ricaricare?". Domande destinate a scomparire con il passare degli anni. E con il progressivo cambiamento del mondo automotive.
martedì 21 febbraio 2012
PIL in calo
Non c'è giornale che non parli ogni giorno delle condizioni passate e presenti e delle previsioni per il futuro dell'economia mondiale, europea ed italiana. Non c'è mass-media che non osservi con estrema attenzione l'andamento dello "spread", delle borse e le previsioni sull'andamento del PIL, prima nel 2011 ed adesso nel 2012. Per il 2012 si parla di un calo del PIL di circa un punto e mezzo percentuale per l'Italia e di alti e bassi negli altri paesi, con molti bassi in Europa.
E la condizione economico-sociale viene resa sempre più difficile dalla enorme difficoltà di accesso al credito per famiglie ed imprese, conseguenza soprattutto della grande crisi di liquidità dell'ultimo periodo, crisi arginata dall'intervento della Bce e di altre istituzioni, sperando che nel lungo periodo una nuova espansione nella concessione del credito possa finalmente facilitare e promuovere di nuovo l'espansione dell'attività economica.
Ma siamo sicuri che soltanto il PIL misuri il benessere di una nazione e le proprie prospettive future di agio e qualità della vita dei cittadini? Sicuramente no, come già sostenuto da molti.
E proprio la "qualità della vita" non può essere misurata soltanto dal Prodotto Interno Lordo.
Il PIL non misura la disuguaglianza sociale. Per assurdo potrebbero esserci poche persone ricchissime e pochi grandissimi produttori di ricchezza per avere un PIL alto ed in crescita.
Non misura l'alfabetizzazione, le politiche di welfare e l'attenzione ai soggetti deboli.
Non misura la sostenibilità ambientale e la promozione di politche "verdi".
Non misura la libertà di stampa, l'attenzione all'arte e la promozione di eventi culturali e sportivi.
Non misura la qualità dell'istruzione e l'accesso alla stessa e le politiche verso l'infanzia e la qualità dell'assistenza sanitaria.
Non misura la "qualità" del lavoro, lo sviluppo armonioso del territorio e l'uguale distribuzione della ricchezza sullo stesso.
In effetti il benessere di "qualità" è secondo me tutto quanto citato sopra ma, soprattutto, un armoniosa ed equa distribuzione a tutta la società della ricchezza e della cultura. Come nel Nord Europa.
Quando in una nazione esistono troppi "paperoni" da un lato e troppa frammentazione ed emarginazione sociale per larghi strati della popolazione dall'altro il PIL potrebbe anche crescere. Ma la nazione sicuramente sta decrescendo.
E la condizione economico-sociale viene resa sempre più difficile dalla enorme difficoltà di accesso al credito per famiglie ed imprese, conseguenza soprattutto della grande crisi di liquidità dell'ultimo periodo, crisi arginata dall'intervento della Bce e di altre istituzioni, sperando che nel lungo periodo una nuova espansione nella concessione del credito possa finalmente facilitare e promuovere di nuovo l'espansione dell'attività economica.
Ma siamo sicuri che soltanto il PIL misuri il benessere di una nazione e le proprie prospettive future di agio e qualità della vita dei cittadini? Sicuramente no, come già sostenuto da molti.
E proprio la "qualità della vita" non può essere misurata soltanto dal Prodotto Interno Lordo.
Il PIL non misura la disuguaglianza sociale. Per assurdo potrebbero esserci poche persone ricchissime e pochi grandissimi produttori di ricchezza per avere un PIL alto ed in crescita.
Non misura l'alfabetizzazione, le politiche di welfare e l'attenzione ai soggetti deboli.
Non misura la sostenibilità ambientale e la promozione di politche "verdi".
Non misura la libertà di stampa, l'attenzione all'arte e la promozione di eventi culturali e sportivi.
Non misura la qualità dell'istruzione e l'accesso alla stessa e le politiche verso l'infanzia e la qualità dell'assistenza sanitaria.
Non misura la "qualità" del lavoro, lo sviluppo armonioso del territorio e l'uguale distribuzione della ricchezza sullo stesso.
In effetti il benessere di "qualità" è secondo me tutto quanto citato sopra ma, soprattutto, un armoniosa ed equa distribuzione a tutta la società della ricchezza e della cultura. Come nel Nord Europa.
Quando in una nazione esistono troppi "paperoni" da un lato e troppa frammentazione ed emarginazione sociale per larghi strati della popolazione dall'altro il PIL potrebbe anche crescere. Ma la nazione sicuramente sta decrescendo.
lunedì 20 febbraio 2012
SeaOrbiter: il futuro nel mare
Arriva SeaOrbiter, un grande nave-sottomarina, quasi un astronave sulla Terra, che solcherà i mari dal 2014 per il progetto Gulf Stream.
SeaOrbiter sarà a metà strada tra una nave e un sottomarina e si presentà con un astruttura verticale alta circa 51 metri, con una parte sommersa di 31 metri ed una piattaforma di 24 metri di diametro. Servirà a studiare la fauna e la flora sottomarina, così come le biodiversità e gli eventuali segnali dei cambiamenti climatici provenienti dalle grandi masse d'acqua oceaniche.
E' prevista la partenza nel 2014 con un equipaggio di 18 persone ed un progetto che coinvolgerà la NASA e l'Agenzia Spaziale Europea, poichè SeaOrbiter servirà anche da simulatore spaziale e studierà le condizioni psicosomatiche dell'equipaggio in condizioni particolari e per lunghi periodi.
Il progetto è firmato dall'architetto parigino Jacques Rougerie.
SeaOrbiter sarà a metà strada tra una nave e un sottomarina e si presentà con un astruttura verticale alta circa 51 metri, con una parte sommersa di 31 metri ed una piattaforma di 24 metri di diametro. Servirà a studiare la fauna e la flora sottomarina, così come le biodiversità e gli eventuali segnali dei cambiamenti climatici provenienti dalle grandi masse d'acqua oceaniche.
E' prevista la partenza nel 2014 con un equipaggio di 18 persone ed un progetto che coinvolgerà la NASA e l'Agenzia Spaziale Europea, poichè SeaOrbiter servirà anche da simulatore spaziale e studierà le condizioni psicosomatiche dell'equipaggio in condizioni particolari e per lunghi periodi.
Il progetto è firmato dall'architetto parigino Jacques Rougerie.
sabato 18 febbraio 2012
mercoledì 15 febbraio 2012
Ducati in vendita. Il successo di un marchio storico
Leggevo sui giornali della presunta vendita di Ducati. La notizia non poteva che raccogliere subito la mia attenzione..
A quanto pare Investindustrial, il gruppo di private equity facente capo alla famiglia Bonomi avrebbe intenzione di mettere in vendita il celebre marchio di Borgo Panigale, un marchio che forse fra tutti rappresenta l'identità stessa della Bologna dei nostri tempi.
L'azienda ha oltre il 10% della quota di mercato mondiale delle moto sportive, ricavi per quasi 500 milioni di euro e circa 42000 moto vendute nel 2011. Proprio questo successo spingerebbe verso la ricerca di un partner mondiale dal marchio molto forte che sarebbe in grado di sostenere un acquisto fino ad 1 miliardo di euro. Di certo non pochi spiccioli.
Un valore commisurato al grande successo di un marchio tra i più conosciuti del Made in Italy. Come spiegare questo grande successo?
Un marchio interpreta prima di tutto l'espressione di un bisogno. Un bisogno, in questo caso di libertà. Una libertà "veloce, orgogliosa, passionale, sportiva, individualistica, intelligente", espressione talvolta di una città ed un territorio virtuosi, in cui il "motore" non è soltanto una macchina che dà movimento ma identità, cultura e anima.
Una libertà che sia di "qualità".
E chi sa capire un bisogno avrà successo.
A quanto pare Investindustrial, il gruppo di private equity facente capo alla famiglia Bonomi avrebbe intenzione di mettere in vendita il celebre marchio di Borgo Panigale, un marchio che forse fra tutti rappresenta l'identità stessa della Bologna dei nostri tempi.
L'azienda ha oltre il 10% della quota di mercato mondiale delle moto sportive, ricavi per quasi 500 milioni di euro e circa 42000 moto vendute nel 2011. Proprio questo successo spingerebbe verso la ricerca di un partner mondiale dal marchio molto forte che sarebbe in grado di sostenere un acquisto fino ad 1 miliardo di euro. Di certo non pochi spiccioli.
Un valore commisurato al grande successo di un marchio tra i più conosciuti del Made in Italy. Come spiegare questo grande successo?
Un marchio interpreta prima di tutto l'espressione di un bisogno. Un bisogno, in questo caso di libertà. Una libertà "veloce, orgogliosa, passionale, sportiva, individualistica, intelligente", espressione talvolta di una città ed un territorio virtuosi, in cui il "motore" non è soltanto una macchina che dà movimento ma identità, cultura e anima.
Una libertà che sia di "qualità".
E chi sa capire un bisogno avrà successo.
martedì 14 febbraio 2012
Investire da piccolo risparmiatore
E' inutile negarlo. Con i tempi che corrono sono pochi anche i piccoli risparmiatori. Quelli che sudano i pochi risparmi e che hanno un piccolo sogno nel cassetto. Una casa, magari piccola ma comoda, da acquistare, una bella auto, un piccolo gruzzoletto per i figli sempre più grandi. Ed ancora, le vacanze estive meritate, un'assicurazione, un piccolo pezzetto di terra o un bel conto che ci fa stare più tranquilli.
Si risparmia per tutto ciò, quando si è piccoli e si lavora con sudore. Ma allora, quando si riesce con fortuna ed un pò di intraprendenza a lavorare, come si può risparmiare al meglio?
A mio avviso è meglio diffidare, o quanto meno fare molta attenzione a professionisti del risparmio particolarmente intraprendenti e sicuri di sè.
Diffidare da chi propone con insistenza una soluzione a tutti i costi.
Leggere con attenzione eventuali contratti per il "risparmio".
Diversificare, diversificare ed ancora diversificare. Mai puntare tutto su un unica soluzione. E' la regola più importante.
Ma cosa esiste di "abbastanza sicuro" sul mercato e che abbia un rendimento che almeno ci fa recuperare l'inflazione?
E' davvero difficile rispondere ad una domanda del genere in questo momento. Molto difficile.
Premetto che non sono assolutamente un professionista del settore e che nè tantomeno ho alcun interesse a pubblicizzare questo o quello. Ma mi sono fatto qualche idea. Qualche idea basata su un basso rischio basato su una qualche tutela o solidità, ma che magari si avvicina anche un minimo al mercato dei privati interessati a fare un qualche profitto.
1) In primis ecco i conti deposito. Garantiti dal fondo interbancario di tutela dei depositi ed allo stesso tempo con interessi abbastanza appetibili, sicuramenti superiori all'inflazione. Parliamo al momento di circa il 4 - 4,5 %. Chebanca, Banca Ifis, Webank, IngDirect, Contoconto solo per fare qualche nome. Ma ce ne sono altri. Sono molto spesso grandi gruppi bancari conosciuti, che basano e diversificano i loro investimenti in diversi settori. Una buona soluzione, sempre più diffusa, per i piccoli risparmiatori.
2) Il buon BoT dello Stato. Avrà lo Stato ultimamente avuto le sue peripezie, ma, alla luce soprattutto degli ultimi fatti politici, sarà sempre una piccola garanzia.
3) Oltre ai titoli di Stato italiani esistono anche quelli stranieri. Si può scegliere uno stato estero che ci da particolare tranquillità, magari però con tassi bassi che non potrebbero coprire sempre l'inflazione. E pur sempre però una soluzione.
4) Ho sentito parlare di bond lanciati dall'Enel. Con tassi interessanti. Sicuramente una soluzione appetibile e sicura per piccoli risparmiatori.
5) Il caro vecchio mercato immobiliare. Un consiglio? Guardare in assoluto, oltre che alla tipologia, alle caratteristiche ed alle condizioni dell'immobile, alle potenzialità dovute all'allocazione. Di sicuro un buon investimento è rappresentato da immobili posizionati in zone che stanno "subendo" un evoluzione. Un evoluzione turistica, la costruzione e l'apertura nelle vicinanze di insediamenti industriali, investimenti residenziali massicci, la costruzione nelle immediate vicinanze di infrastrutture viarie e di trasporto di massa. Sembra una stupidaggine, ma spesso non si guarda a quello che può rappresentare una valorizzazione futura enorme dell'immobile.
6) I materiali preziosi, acquistandoli al momento giusto.
Questo è quanto al momento alla portata dei piccoli risparmiatori. Il tutto estremamente opinabile.
Ma sento di consigliare un altro piccolo investimento. Un pò più coraggioso, ma più redditizio e più soddisfacente. Socialmente più utile ed anche più "celebre".
Investire nelle proprie idee.
Si risparmia per tutto ciò, quando si è piccoli e si lavora con sudore. Ma allora, quando si riesce con fortuna ed un pò di intraprendenza a lavorare, come si può risparmiare al meglio?
A mio avviso è meglio diffidare, o quanto meno fare molta attenzione a professionisti del risparmio particolarmente intraprendenti e sicuri di sè.
Diffidare da chi propone con insistenza una soluzione a tutti i costi.
Leggere con attenzione eventuali contratti per il "risparmio".
Diversificare, diversificare ed ancora diversificare. Mai puntare tutto su un unica soluzione. E' la regola più importante.
Ma cosa esiste di "abbastanza sicuro" sul mercato e che abbia un rendimento che almeno ci fa recuperare l'inflazione?
E' davvero difficile rispondere ad una domanda del genere in questo momento. Molto difficile.
Premetto che non sono assolutamente un professionista del settore e che nè tantomeno ho alcun interesse a pubblicizzare questo o quello. Ma mi sono fatto qualche idea. Qualche idea basata su un basso rischio basato su una qualche tutela o solidità, ma che magari si avvicina anche un minimo al mercato dei privati interessati a fare un qualche profitto.
1) In primis ecco i conti deposito. Garantiti dal fondo interbancario di tutela dei depositi ed allo stesso tempo con interessi abbastanza appetibili, sicuramenti superiori all'inflazione. Parliamo al momento di circa il 4 - 4,5 %. Chebanca, Banca Ifis, Webank, IngDirect, Contoconto solo per fare qualche nome. Ma ce ne sono altri. Sono molto spesso grandi gruppi bancari conosciuti, che basano e diversificano i loro investimenti in diversi settori. Una buona soluzione, sempre più diffusa, per i piccoli risparmiatori.
2) Il buon BoT dello Stato. Avrà lo Stato ultimamente avuto le sue peripezie, ma, alla luce soprattutto degli ultimi fatti politici, sarà sempre una piccola garanzia.
3) Oltre ai titoli di Stato italiani esistono anche quelli stranieri. Si può scegliere uno stato estero che ci da particolare tranquillità, magari però con tassi bassi che non potrebbero coprire sempre l'inflazione. E pur sempre però una soluzione.
4) Ho sentito parlare di bond lanciati dall'Enel. Con tassi interessanti. Sicuramente una soluzione appetibile e sicura per piccoli risparmiatori.
5) Il caro vecchio mercato immobiliare. Un consiglio? Guardare in assoluto, oltre che alla tipologia, alle caratteristiche ed alle condizioni dell'immobile, alle potenzialità dovute all'allocazione. Di sicuro un buon investimento è rappresentato da immobili posizionati in zone che stanno "subendo" un evoluzione. Un evoluzione turistica, la costruzione e l'apertura nelle vicinanze di insediamenti industriali, investimenti residenziali massicci, la costruzione nelle immediate vicinanze di infrastrutture viarie e di trasporto di massa. Sembra una stupidaggine, ma spesso non si guarda a quello che può rappresentare una valorizzazione futura enorme dell'immobile.
6) I materiali preziosi, acquistandoli al momento giusto.
Questo è quanto al momento alla portata dei piccoli risparmiatori. Il tutto estremamente opinabile.
Ma sento di consigliare un altro piccolo investimento. Un pò più coraggioso, ma più redditizio e più soddisfacente. Socialmente più utile ed anche più "celebre".
Investire nelle proprie idee.
lunedì 13 febbraio 2012
Inverno
E in lontananza l'inverno bisbigliò:
" E' bene che l'estate rovente muoia. Guardate, l'aiuto è vicino,
poichè quando il bisogno degli uomini si inasprisce, allora arrivo io ..."
Rudyard Kipling
" E' bene che l'estate rovente muoia. Guardate, l'aiuto è vicino,
poichè quando il bisogno degli uomini si inasprisce, allora arrivo io ..."
Rudyard Kipling
venerdì 10 febbraio 2012
mercoledì 8 febbraio 2012
Musica!
Ballate!!
Che voi siate imprenditori, studenti, appassionati, geni compresi od incompresi, inventori, contabili, scienziati, letterati, artisti, ingegneri, matematici, medici, blogger, musicisti, linguisti, viaggiatori, scrittori, giornalisti, volontari o involontari, manovali, architetti, giardinieri, ciclisti, avvocati, programmatori, sportivi, annoiati, intraprendenti, sognatori ... tenete il tempo!
Che voi siate imprenditori, studenti, appassionati, geni compresi od incompresi, inventori, contabili, scienziati, letterati, artisti, ingegneri, matematici, medici, blogger, musicisti, linguisti, viaggiatori, scrittori, giornalisti, volontari o involontari, manovali, architetti, giardinieri, ciclisti, avvocati, programmatori, sportivi, annoiati, intraprendenti, sognatori ... tenete il tempo!
Una caldaia al 140% di efficienza
Risparmio, ecologia, energia, rendimento. Poche parole che dominano le discussioni e gli studi degli appassionati di energia e di fonti alternative.
E tra pannelli fotovoltaici, materiali isolanti e pallets, ecco che arriva anche una caldaia in grado di farci risparmiare e di produrre energia termica al 140% di efficienza. In che modo?
Ci pensa da tempo il progetto Heat4youm progetto europeo indirizzato allo studio di pompe di calore ad uso residenziale con efficienze sempre maggiori. Sostanzialmente oltre all'energia prodotta dal combustibile (gas) si cerca di trarre energia da un circuito ad espansione acqua ammoniaca direttamente dall'esterno. Ed in Italia abbiamo la Robour di Bergamo, leader in questa tecnologia (Fonte Sole24ore).
Il progetto mi sembra molto interessante anche perchè non mira semplicemente allo studio di fonti alternative ai combustibili fossili, ma fa si che partendo da una fonte si possa sfruttare non solo al massimo il suo rendimento, ma innescare contemporaneamente un "ciclo" collaterale che ci dia energia "gratis". Il concetto non è certo facile da spiegare ma a mio avviso molto affascinante.
Molto si sta facendo per il miglioramente dell'efficienza energetica degli edifici e, in parallelo, per il miglioramento del nostro comfort abitativo. Un concetto che, se applicato correttamente, sarà in grado di innescare (e lo dico con molta convinzione) un circolo virtuoso non solo "energetico" ma anche di nuove unità di lavoro (tanto per usare un linguaggio tecnico ultramoderno ...)
E tra pannelli fotovoltaici, materiali isolanti e pallets, ecco che arriva anche una caldaia in grado di farci risparmiare e di produrre energia termica al 140% di efficienza. In che modo?
Ci pensa da tempo il progetto Heat4youm progetto europeo indirizzato allo studio di pompe di calore ad uso residenziale con efficienze sempre maggiori. Sostanzialmente oltre all'energia prodotta dal combustibile (gas) si cerca di trarre energia da un circuito ad espansione acqua ammoniaca direttamente dall'esterno. Ed in Italia abbiamo la Robour di Bergamo, leader in questa tecnologia (Fonte Sole24ore).
Il progetto mi sembra molto interessante anche perchè non mira semplicemente allo studio di fonti alternative ai combustibili fossili, ma fa si che partendo da una fonte si possa sfruttare non solo al massimo il suo rendimento, ma innescare contemporaneamente un "ciclo" collaterale che ci dia energia "gratis". Il concetto non è certo facile da spiegare ma a mio avviso molto affascinante.
Molto si sta facendo per il miglioramente dell'efficienza energetica degli edifici e, in parallelo, per il miglioramento del nostro comfort abitativo. Un concetto che, se applicato correttamente, sarà in grado di innescare (e lo dico con molta convinzione) un circolo virtuoso non solo "energetico" ma anche di nuove unità di lavoro (tanto per usare un linguaggio tecnico ultramoderno ...)
martedì 7 febbraio 2012
Nasce Volunia: il motore di ricerca tutto italiano
Dall'idea di Massimo Marchiori nasce Volunia.
Volunia è un nuovo motore di ricerca, nato non per fare concorrenza diretta a Google, ma con l'idea di diventare complentare ad esso. In che modo? Volunia vuole trasformare la Rete in un luogo d'incontro, un luogo dove ci si potrà incontrare ed interagire. Ovviamente si potrà chattare e scrivere messaggi e sarà possibile creare una rete di amicizie fra utenti. Ma il concept più importante è quello di trasformare le pagine web visitate in un luogo vissuto dai visitatori stessi: le persone che visitano e leggono determinate pagine possono entrare in contatto e creare così un network basato su medesimi interessi ed aspirazioni.
Volunia sarà disponibile in 12 lingue in modo da potersi diffondere in maniera capillare in tutto il mondo. Ovviamente con il tempo scopriremo molto di più, per ora le informazioni che riesco a raccogliere sono davvero scarse. Eppure anche il web avanza, si evolve e rappresenta ancora uno dei campi dove le opportunità non mancano e dove c'è ancora tanto da scoprire.
Volunia è un nuovo motore di ricerca, nato non per fare concorrenza diretta a Google, ma con l'idea di diventare complentare ad esso. In che modo? Volunia vuole trasformare la Rete in un luogo d'incontro, un luogo dove ci si potrà incontrare ed interagire. Ovviamente si potrà chattare e scrivere messaggi e sarà possibile creare una rete di amicizie fra utenti. Ma il concept più importante è quello di trasformare le pagine web visitate in un luogo vissuto dai visitatori stessi: le persone che visitano e leggono determinate pagine possono entrare in contatto e creare così un network basato su medesimi interessi ed aspirazioni.
Volunia sarà disponibile in 12 lingue in modo da potersi diffondere in maniera capillare in tutto il mondo. Ovviamente con il tempo scopriremo molto di più, per ora le informazioni che riesco a raccogliere sono davvero scarse. Eppure anche il web avanza, si evolve e rappresenta ancora uno dei campi dove le opportunità non mancano e dove c'è ancora tanto da scoprire.
lunedì 6 febbraio 2012
Il modello danese della Flexsecurity
La riforma del mercato del lavoro è il prossimo tassello del rinnovamente sociale ed economico promesso dal governo tecnico. La riforma pone al centro del dibattito lo studio di modelli "importati" dal Nord Europa, modelli che hanno mostrato una certa efficacia nel gestire i cambiamenti del sistema economico mondiale e che, soprattutto, hanno garantito negli ultimi anni non soltanto un tasso di disoccupazione estremamente basso ma allo stesso tempo una coesione sociale invidiabile ed una protezione dell'individuo lavoratore, che sopporta senza alcun problema e senza alcun dubbio anche l'alta pressione fiscale.
Parliamo naturalmente della "Flexsecurity", che mostra il suo esempio princiapale in Danimarca ma che si presenta con pochissime differenze anche nel resto della Scandinavia e nei Paesi Bassi.
In che cosa consiste la Flexsecurity?
I punti fondamentali sono:
- elevata flessibilità in entrata ed in uscita nel mercato del lavoro
- elevata protezione sociale e generosi e prolungati ammortizzatori nel caso di perdita del lavoro
- efficaci ed attive politiche di formazione e re-inserimento nel mercato del lavoro
Il modello danese garantisce quindi sia una elevata flessibilità incontro alle esigenze produttive mutevoli delle imprese (soprattutto delle PMI) sia un adeguata protezione del lavoratore che non sarà mai lasciato solo, attraverso un adeguato supporto al reddito e programmi formativi per lo sviluppo di nuove competenze, fino al re-inserimento in un nuovo lavoro. In Danimarca non esiste la precarietà ed il lavoratore non vive nell'angoscia della scadenza del contratto. Gli ammortizzatori sociali durano fino a 4 anni e coprono il 90% della retribuzione, ma non hanno scopo assistenzialistico. Si partecipa a continui programmi di formazione, si sviluppano nuove competenze e si imparano nuovi mestieri. Allo stesso tempo lo Stato è parte attiva nella ricerca di una nuova occupazione ed il sistema di collocamento è solitamente molto rapido.
Non mancano certo i punti critici. Rimane una certa difficoltà nel reinserimento degli immigrati e delle persone con basso livello d'istruzione, così come spesso lavoratori con elevato livello d'istruzione devono necessariamente adattarsi a lavori che richiedono livelli d'istruzione più bassi con una retribuzione inferiore. Ma non restano disoccupati e questo, a mio avviso, è molto più importante.
Il modello inoltre richiede che il Paese abbia:
- una pubblica amministrazione efficiente ed estremamente deburocratizzata
- un'economia dinamica, variegata ed orientata all'innovazione tecnologica
- alti livelli di istruzione
- un sistema fiscale e di distribuzione della spesa pubblica adatto a sopportare gli elevati costi del welfare e degli ammortizzatori sociali
L'Italia ha tutto questo. Forse no, anzi sicuramente no. Ma deve cominciare a lavorarci seriamente.
Sull'applicabilità della Flexsecurity sicuramente non bastano poche considerazioni, così come è molto complicata la discussione sul nostro sistema di protezione sociale e sulla legislazione alla base del mercato del lavoro. Però non posso evitare di pormi qualche domanda, qualche quesito che tutta l'Italia deve porsi e a cui bisogna rispondere subito, pena la coesione sociale:
1) Per quale motivo gli ammortizzatori sociali, tra cui in primis la Cassa Integrazione, ordinaria ed in deroga, copre soltanto i contratti a tempo indeterminato e le grandi imprese? I precari e i lavoratori delle PMI, la maggioranza per giunta ( ma se fossero stati la minoranza era lo stesso), sono soltanto "sfortunati", sono degli incapaci o sono cittadini di serie B?
2) Perchè le politiche formative in un Paese industrializzato, con 60 milioni di abitanti ed elevati tassi di scolarità sono così scarse e spesso così inefficaci?
3) E perchè proprio le imprese, che vogliono competere sul mercato, sono spesso così disattente alla formazione del lavoratore?
4) Perchè il nostro sistema pubblico di collocamento molto spesso non funziona per nulla?
5) Perchè soltanto adesso si è pensato (anzi si sta pensando) di spostare l'asse del prelievo fiscale dal lavoro e dalla produttività alle ricchezze ed alle rendite?
Insomma fondamentalmente tutti gli articoli e le leggi di questo mondo o valgono per tutti o per nessuno. Non si tratta di ragionare come "mal comune mezzo gaudio", ma è necessario che nel mondo del lavoro, più che per ogni altra cosa, ci sia il principio dell'uguaglianza.
E' davvero insopportabile pensare che, da un momento all'altro, tutto quanto costruiamo può crollare senza che ci sia nessuno che abbia ad interesse la nostra protezione e il nostro benessere.
Sono davvero odiose le classifiche ed è odioso il benessere di pochi. Molto spesso vecchi.
E' odiosa la formazione a pagamento e promuovere in maniera fumosa l'imprenditorialità senza garantire istruzione e formazione adeguata.
E' odioso non guardare a quello che dovrà succedere fra dieci anni. O fra cinque.
Parliamo naturalmente della "Flexsecurity", che mostra il suo esempio princiapale in Danimarca ma che si presenta con pochissime differenze anche nel resto della Scandinavia e nei Paesi Bassi.
In che cosa consiste la Flexsecurity?
I punti fondamentali sono:
- elevata flessibilità in entrata ed in uscita nel mercato del lavoro
- elevata protezione sociale e generosi e prolungati ammortizzatori nel caso di perdita del lavoro
- efficaci ed attive politiche di formazione e re-inserimento nel mercato del lavoro
Il modello danese garantisce quindi sia una elevata flessibilità incontro alle esigenze produttive mutevoli delle imprese (soprattutto delle PMI) sia un adeguata protezione del lavoratore che non sarà mai lasciato solo, attraverso un adeguato supporto al reddito e programmi formativi per lo sviluppo di nuove competenze, fino al re-inserimento in un nuovo lavoro. In Danimarca non esiste la precarietà ed il lavoratore non vive nell'angoscia della scadenza del contratto. Gli ammortizzatori sociali durano fino a 4 anni e coprono il 90% della retribuzione, ma non hanno scopo assistenzialistico. Si partecipa a continui programmi di formazione, si sviluppano nuove competenze e si imparano nuovi mestieri. Allo stesso tempo lo Stato è parte attiva nella ricerca di una nuova occupazione ed il sistema di collocamento è solitamente molto rapido.
Non mancano certo i punti critici. Rimane una certa difficoltà nel reinserimento degli immigrati e delle persone con basso livello d'istruzione, così come spesso lavoratori con elevato livello d'istruzione devono necessariamente adattarsi a lavori che richiedono livelli d'istruzione più bassi con una retribuzione inferiore. Ma non restano disoccupati e questo, a mio avviso, è molto più importante.
Il modello inoltre richiede che il Paese abbia:
- una pubblica amministrazione efficiente ed estremamente deburocratizzata
- un'economia dinamica, variegata ed orientata all'innovazione tecnologica
- alti livelli di istruzione
- un sistema fiscale e di distribuzione della spesa pubblica adatto a sopportare gli elevati costi del welfare e degli ammortizzatori sociali
L'Italia ha tutto questo. Forse no, anzi sicuramente no. Ma deve cominciare a lavorarci seriamente.
Sull'applicabilità della Flexsecurity sicuramente non bastano poche considerazioni, così come è molto complicata la discussione sul nostro sistema di protezione sociale e sulla legislazione alla base del mercato del lavoro. Però non posso evitare di pormi qualche domanda, qualche quesito che tutta l'Italia deve porsi e a cui bisogna rispondere subito, pena la coesione sociale:
1) Per quale motivo gli ammortizzatori sociali, tra cui in primis la Cassa Integrazione, ordinaria ed in deroga, copre soltanto i contratti a tempo indeterminato e le grandi imprese? I precari e i lavoratori delle PMI, la maggioranza per giunta ( ma se fossero stati la minoranza era lo stesso), sono soltanto "sfortunati", sono degli incapaci o sono cittadini di serie B?
2) Perchè le politiche formative in un Paese industrializzato, con 60 milioni di abitanti ed elevati tassi di scolarità sono così scarse e spesso così inefficaci?
3) E perchè proprio le imprese, che vogliono competere sul mercato, sono spesso così disattente alla formazione del lavoratore?
4) Perchè il nostro sistema pubblico di collocamento molto spesso non funziona per nulla?
5) Perchè soltanto adesso si è pensato (anzi si sta pensando) di spostare l'asse del prelievo fiscale dal lavoro e dalla produttività alle ricchezze ed alle rendite?
Insomma fondamentalmente tutti gli articoli e le leggi di questo mondo o valgono per tutti o per nessuno. Non si tratta di ragionare come "mal comune mezzo gaudio", ma è necessario che nel mondo del lavoro, più che per ogni altra cosa, ci sia il principio dell'uguaglianza.
E' davvero insopportabile pensare che, da un momento all'altro, tutto quanto costruiamo può crollare senza che ci sia nessuno che abbia ad interesse la nostra protezione e il nostro benessere.
Sono davvero odiose le classifiche ed è odioso il benessere di pochi. Molto spesso vecchi.
E' odiosa la formazione a pagamento e promuovere in maniera fumosa l'imprenditorialità senza garantire istruzione e formazione adeguata.
E' odioso non guardare a quello che dovrà succedere fra dieci anni. O fra cinque.
domenica 5 febbraio 2012
giovedì 2 febbraio 2012
Il Risk Management per il futuro
Sempre più Risk Management fra le professioni più utili e più richieste nel futuro. Ma cos'è il Risk Management? Letteralmente la gestione del rischio prevede la stima ed i metodi di stima del rischio e le strategie per governarlo e, possibilmente, diminuirlo.
Ammetto di esserne affascinato. Mi piacerebbe capirne di più.
Secondo quanto dichiarato dal responsabile Risk Management di Accenture, fra le maggiori sociaetà di consulenza del mondo, la gestione del rischio interessa sempre di più le società finanziarie, bancarie ed assicurative, e più in generale tutte le società interessate ad investire all'estero (fonte Sole24ore online), per far fronte sopratutto al rischio paese ed al rischio cambio.
Ma il Risk Management coinvolge molto da vicino tutte le aziende che fanno gare d'appalto all'estero, che concorrono per l'acquisizione di commesse, grandi e piccole, all'estero e, in taluni casi anche in Italia.
Guardando più da vicino la professione di Risk Manager scopriamo che la competenza e l'abilità principale è quella di valutare e quantificare in maniera oggettiva, con il supporto degli strumenti statistici e dei classici modelli matematici, il rischio nell'esecuzione di una data attività. Si stimano parametri numerici ed oggettivi che hanno il compito di "aiutare" a decidere.
Statistici , matematici ed ingegneri potranno imparare la valutazione del rischio, richiesta sempre di più da tutte le aziende che vorranno concorrere nel mercato globale dell'immediato futuro.
Perchè non formare società dedicate e specializzate nella consulenza sul rischio d'impresa?
Ammetto di esserne affascinato. Mi piacerebbe capirne di più.
Secondo quanto dichiarato dal responsabile Risk Management di Accenture, fra le maggiori sociaetà di consulenza del mondo, la gestione del rischio interessa sempre di più le società finanziarie, bancarie ed assicurative, e più in generale tutte le società interessate ad investire all'estero (fonte Sole24ore online), per far fronte sopratutto al rischio paese ed al rischio cambio.
Ma il Risk Management coinvolge molto da vicino tutte le aziende che fanno gare d'appalto all'estero, che concorrono per l'acquisizione di commesse, grandi e piccole, all'estero e, in taluni casi anche in Italia.
Guardando più da vicino la professione di Risk Manager scopriamo che la competenza e l'abilità principale è quella di valutare e quantificare in maniera oggettiva, con il supporto degli strumenti statistici e dei classici modelli matematici, il rischio nell'esecuzione di una data attività. Si stimano parametri numerici ed oggettivi che hanno il compito di "aiutare" a decidere.
Statistici , matematici ed ingegneri potranno imparare la valutazione del rischio, richiesta sempre di più da tutte le aziende che vorranno concorrere nel mercato globale dell'immediato futuro.
Perchè non formare società dedicate e specializzate nella consulenza sul rischio d'impresa?
mercoledì 1 febbraio 2012
Hiriko, l'auto elettrica pieghevole
Ormai le auto elettriche ci stupiscono ogni giorno di più. E' questa lo fa senz'altro sia per le ridottissime dimensioni, sia perchè è al 100% elettrica e senza emissioni, sia perchè è addirittura pieghevole!
La Hiriko non è un'auto giapponese come erroneamente si potrebbe pensare per il nome, ma il nome nella lingua basca vuol dire "urbano". Dalla Spagna quindi la prima auto elettrica pieghevole.
E proprio Josè Manuel Barroso, curioso di testare gli spazi di Hiriko, ha dichiarato che " non c'è crescita e prosperità senza innovazione" ed quest'auto per la Spagna in crisi è una grande soddisfazione.
La Hiriko, con un'autonomia di 120 Km, è in grado di far slittare a riposo la parte posteriore sotto il telaio, occupando 2/3 in meno di spazio (1/3 dell'ingombro di una Smart) ed eliminando qualsiasi problema di parcheggio.
Secondo diverse fonti dovrebbe entrare in produzione in Spagna nel 2013, ma disverse città, del Nord Europa e non solo, interessate alla progressiva abolizione delle auto "inquinanti ed ingombranti" hanno mostrato grande interesse per il progetto.
La Hiriko non è un'auto giapponese come erroneamente si potrebbe pensare per il nome, ma il nome nella lingua basca vuol dire "urbano". Dalla Spagna quindi la prima auto elettrica pieghevole.
E proprio Josè Manuel Barroso, curioso di testare gli spazi di Hiriko, ha dichiarato che " non c'è crescita e prosperità senza innovazione" ed quest'auto per la Spagna in crisi è una grande soddisfazione.
La Hiriko, con un'autonomia di 120 Km, è in grado di far slittare a riposo la parte posteriore sotto il telaio, occupando 2/3 in meno di spazio (1/3 dell'ingombro di una Smart) ed eliminando qualsiasi problema di parcheggio.
Secondo diverse fonti dovrebbe entrare in produzione in Spagna nel 2013, ma disverse città, del Nord Europa e non solo, interessate alla progressiva abolizione delle auto "inquinanti ed ingombranti" hanno mostrato grande interesse per il progetto.
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