Non c'è giornale che non parli ogni giorno delle condizioni passate e presenti e delle previsioni per il futuro dell'economia mondiale, europea ed italiana. Non c'è mass-media che non osservi con estrema attenzione l'andamento dello "spread", delle borse e le previsioni sull'andamento del PIL, prima nel 2011 ed adesso nel 2012. Per il 2012 si parla di un calo del PIL di circa un punto e mezzo percentuale per l'Italia e di alti e bassi negli altri paesi, con molti bassi in Europa.
E la condizione economico-sociale viene resa sempre più difficile dalla enorme difficoltà di accesso al credito per famiglie ed imprese, conseguenza soprattutto della grande crisi di liquidità dell'ultimo periodo, crisi arginata dall'intervento della Bce e di altre istituzioni, sperando che nel lungo periodo una nuova espansione nella concessione del credito possa finalmente facilitare e promuovere di nuovo l'espansione dell'attività economica.
Ma siamo sicuri che soltanto il PIL misuri il benessere di una nazione e le proprie prospettive future di agio e qualità della vita dei cittadini? Sicuramente no, come già sostenuto da molti.
E proprio la "qualità della vita" non può essere misurata soltanto dal Prodotto Interno Lordo.
Il PIL non misura la disuguaglianza sociale. Per assurdo potrebbero esserci poche persone ricchissime e pochi grandissimi produttori di ricchezza per avere un PIL alto ed in crescita.
Non misura l'alfabetizzazione, le politiche di welfare e l'attenzione ai soggetti deboli.
Non misura la sostenibilità ambientale e la promozione di politche "verdi".
Non misura la libertà di stampa, l'attenzione all'arte e la promozione di eventi culturali e sportivi.
Non misura la qualità dell'istruzione e l'accesso alla stessa e le politiche verso l'infanzia e la qualità dell'assistenza sanitaria.
Non misura la "qualità" del lavoro, lo sviluppo armonioso del territorio e l'uguale distribuzione della ricchezza sullo stesso.
In effetti il benessere di "qualità" è secondo me tutto quanto citato sopra ma, soprattutto, un armoniosa ed equa distribuzione a tutta la società della ricchezza e della cultura. Come nel Nord Europa.
Quando in una nazione esistono troppi "paperoni" da un lato e troppa frammentazione ed emarginazione sociale per larghi strati della popolazione dall'altro il PIL potrebbe anche crescere. Ma la nazione sicuramente sta decrescendo.
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