Da fervido sostenitore di un welfare intelligente non posso che guardare con interesse ad una proposta venuta dal ministro del lavoro: un reddito minimo universale per coloro che si ritrovino in condizioni accertate di povertà relativa denominato Sia che si accosti a programmi efficaci di reinserimento.
Guardando al Nord Europa, patria di un welfare efficace e costoso quanto serve, il Sia non sembra differenziarsi troppo da tali modelli come purtroppo è stato finora per le nostre politiche di sostegno al reddito.
Il Sia si basa su un accertamento reale sulla situazione patrimoniale delle famiglie e degli individui e si propone di essere universale e di sostenere tutti gli individui in condizione di difficoltà economica temporanea. Ancora poco chiare le condizioni di durata e l'entità dell'assegno.
Un intervento di questo tipo data da una universalità oggettiva potrebbe senz'altro mostrarsi efficace per la lotta alla poverta oltre che un importante leva per lo sviluppo sociale e per la crescita economica.
Sostenere le persone in difficoltà accompagnandole ad un percorso (obbligato) di reinserimento può essere un'importante strumento di incentivazione alla mobilità sociale, alla ricerca seria di una occupazione e non ultimo un modo per far "girare" l'economia in ogni caso ed in ogni condizione economica.
I costi? Diverse le possibilità di recupero di una somma che dovrebbe aggirarsi intorno ai 10 miliardi: nulla di impossibile se si pensa agli sprechi di certi settori e alla lotta poco efficace all'evasione "reale".
Soldi che, come in Danimarca, Svezia, Olanda ed anche Germania, si mostrano da sempre molto ben spesi.
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